Taranto, 15 maggio 2025. Proseguo il "viaggio" delle piccole aziende, a conduzione familiare, nelle Terre del Primitivo di Manduria DOC, arrivando a Leporano, dove mi imbatto nel punto vendita dell'azienda vitivinicola De Quarto. Ad accogliermi è Roberta, giovane moretta che impersona la futura generazione di questa realtà, che mi farà da guida, raccontandomi la storia familiare, presentandomi i vini e spiegandomi la nuova filosofia aziendale.
L'azienda De Quarto è nel settore vitivinicolo da cinque generazioni e, attualmente, è guidata da Antonio De Quarto, che segue con cura tutta la fase produttiva. La vinificazione avviene in un antico palmento storico, ubicato a Lizzano e le uve sono tutte provenienti dai circa 20 ettari di vigneti di proprietà, in agro di Lizzano, a pochi passi dalla costa jonico-salentina. Qui l'influenza del mare, i venti caldi di Scirocco e quelli più freschi di Grecale, la lunga esposizione solare, le scarse pioggie annuali, il suolo calcareo e le terre rosse, caratterizzano la struttura tipica del Primitivo, e non solo. Lizzano fa parte dei 18 comuni che costituscono la DOC del Primitivo di Manduria, ma dà il nome anche ad una piccola denominazione, che include anche il comune di Faggiano e le isole amministrative del comune di Taranto all'interno di quello di Lizzano. Insomma, una DOC nella DOC, dove il vitigno principe è il Negroamaro, nelle sue varie versioni. Tra queste, l'azienda De Quarto produce il Tarantula, rosso di grande carattere, prodotto con Negroamaro in purezza, vinificato dopo una lunga macerazione. "La tarantola disegnata sull'etichetta rappresenta il tarantismo, espressione della cultura popolare che ritroviamo in questo vino, figlio della nostra terra".
La macerazione più o meno lunga delle uve differenziano i due tipi di primitivo che ho acquistato e portato a casa, per l'assaggio "tecnico".

Il CO' Primitivo di Manduria DOC è un vino che "segna il passaggio generazionale della cantina, dal nonno Cosimo agli attuali proprietari". Il CO' viene prodotto da uve molto mature di vecchie vigne allevate ad alberello, vendemmiate a fine settembre, con resa uve per ettato di soli 2.000 kg, ed è vinificato con una lunga macerazione, di ben 60 giorni. Si ottiene così un vino che al calice si presenta rosso mattone scuro con decise sfumature granate; le lacrime che si formano sulle pareti anticipano una grande carica glicerica; al naso i sentori di frutta matura e di fichi si mescolano a quelli di spezie dolci; al palato è caldo, morbido, con lunga persistenza retroolfattiva. L'importante titolo alcolometrico volumico (18%) è mitigato da una discreta acidità e una buona sapidità. Un vino austero che trova abbinamento ideale con carni rosse cotte alla brace o da essere centellinato con formaggi molto stagionati.
Il DIONYSOS Primitivo di Manduria DOC 2018 è stato vendemmiato nella seconda metà di settembre da vecchie vigne coltivate ad alberello (la resa uve per ettaro è di 4.550 kg.) e anch'esso ha subito una lunga fermentazione con macerazione delle bucce, un po' più breve rispetto al vino precedente. Qui i sentori fruttati sono più evidenti (amarene, fichi secchi, carrube), sia al naso che al palato. Un primitivo di grande struttura, molto persistente ma più equilibrato, fresco, molto piacevole al sorso; la gradazione alcolica è inferiore (14.5°), quindi più adatto a tutto pasto (ottimo con le orecchiette con ragù di braciole e con le stesse braciole di vitello cucinate alla barese). Sull'etichetta del Dionysos campeggia la testa di un toro con lunghe corna, "dedicato a Dioniso, nato nel fragore dei fulmini con corna taurine, a rievocare oggi gli antichi riti delle nostre terre e il carattere deciso di questo vino".
Tra gli altri prodotti, interessante è l'Albiria ("il nome rimanda alla contessa Albiria, che un tempo dominava le nostre terre"), un primitivo dolce naturale che viene prodotto da uve appassite su pianta, ideale per essere consumato a fine pasto abbinato con pasticceria secca o con cioccolato fondente, così come il Nobile, un vino da meditazione "che prende il nome dal nonno Pietro Nobile, una figura che rappresenta il simbolo di valori d'altri tempi, che ha saputo unire forza e bontà d'animo, dolcezza e determinazione, qualità che ritroviamo al carattere di questo vino". Sempre dalle stesse uve primitivo di proprietà, l'azienda propone il Lutum (dal latino terra rossa), rosso morbido e snello, ottenuto con una macerazione più breve dei precendenti, e il rosato Corallium (dal colore intenso dei coralli marini del Mediterraneo), dal profumo fragrante e delicato, ottenuto con vinificazione "in bianco" del mosto fiore.
Tutti i vini subiscono un affinamento in tini di acciaio inox, prima dell'imbottigliamento. Per una precisa scelta aziendale, qui non si usa il legno per l'invecchiamento, ma la nota più importante è che è stata intrapresa la strada dell'agricoltura biologica e la vinificazione "spontanea", che limitano l'utilizzo della chimica in vigna e in cantina. Una scelta responsabile e sostenibile, che avevo già apprezzato assaggiando altri prodotti di questa azienda in altre occasioni, come a "Evoluzione Naturale" e al "Due Mari Winefest". In particolare, avevo gradito i due vini da fiano, il bianco Folium (dal latino petalo, che rimanda alle particolari fragranze del fiano del Salento), e il Kairòs (nell'antica Grecia, era il nome di una divinità legata al tempo), un bianco vinificato "in rosso" (macerazione delle bucce di 15 giorni), ovvero il cosidetto "orange wine" (leggi qui).
Insomma, De Quarto è una piccola grande azienda che punta alla qualità senza compromessi, che onora questa porzione dell'Alto Salento Ionico, un territorio che vanta due Denominazioni di Origine Controllata, con uno sguardo al futuro senza rinnegare il nobile passato.

Il viaggio tra le famiglie del primitivo prosegue… Seguite sempre il vostro Istinto!
Paolo Bargelloni